
L’arte videoludica, come tutti sappiamo è racchiusa in molteplici contesti. Uno su tutti quello prettamente visivo. Partendo dagli albori, eravamo attratti dai pixel di un personaggio, come fosse una bella donna. In quei cubettini su schermo immaginavamo e vedevamo cose che nessuno riusciva a percepire, se non con gli occhi di un videogiocatore appassionato. Astronavi, esplosioni erano solo un inezia. Man mano che il tempo passava, e gli hardware si potenziavano, questo aspetto andò sempre di più mutando. Dai pixel appunto, ai poligoni, quei milioni di poligoni che oggi giorno fanno impazzire l’attuale e futura generazione. Ma, personalmente con uno sguardo malinconico al passato, il pixel è quello che più mi fa sentire la vera essenza di un videogame, sia come forma espressiva, che puramente artistica. Ma questo aspetto non è solo soggettivo, ma oggettivo per molti addetti ai lavori. Ecco perchè oggi giorno si parla di “pixel art” in maniera così spiccata. L’arte visiva nelle due dimensioni non è stata mai così attuale, tanto è che diverse software house indie e diversi autori alla soglia del 2014, producono grandi perle sfruttando al meglio i pixel del passato rinvigorendoli con nuovi effetti dettati dalle potenze delle macchine attuali. Per questo motivo ho deciso di parlare di un titolo nuovo, quanto vecchio in stile, che sicuramente mette alla luce la possibilità di creare in maniera massiccia un titolo di grosso calibro forgiato con un budget irrisorio, contrapponendolo ai tanti blasonati tripla A dell’attuale generazione di videogiochi. Sto parlando dello spettacolare horror game di Jasper Byrne; - Lone Survior -
Ormai l’ horror e i videogames vanno a braccetto da molto. Shingi Mikami con il suo Resident Evil portò alla luce il genere Survival Horror nei primi anni 90, accostandosi alle idee innovative dell’allora popolare Alone in the Dark della Infrogrames per personal computer. Il raccapriccio prosegui, con elementi psicologici nella serie di Silent Hill di Konami definendo l’ horror game a 360 gradi. Anni prima, prima dei poligoni, l’horror fu dettato da miriadi di avventure testuali e grafiche di discreto successo capaci di regalare atmosfera e un seguito interessante. Lone survior, unisce sapientemente tutti questi contesti e li mette su schermo in maniera esemplare, facendo trapelare un ghigno di terrore ad ogni videogiocatore che si rispetti. Parlare di questo titolo non è facilissimo, è decisamente un incontro di emozioni non indifferente. Per molti aspetti sembra di giocare ad una visione in pixel di capolavori alla David Lynch, che incontrano sapientemente idee viste da Adrian Lyne in Jacob’s Ladder. Ogni culture avrà capito cosa voglio intendere. Immaginatevi di viaggiare in un incubo tra realtà e momenti di smarrimento capaci di risucchiarci in un limbo di attesa e tensione alla Repulsion di Roman Polansky. Parlo di cinema, perchè in questo piccolo gioiello si respirano tutti i clichè dell’ horror cinematografico dei tempi d’oro, capaci di trasmettere sensazioni uniche e irripetibili.
La trama del gioco è piuttosto semplice, non si discosta molto da storie già lette in libri o viste in film attuali di genere, ma le trovate geniali che ci si presentano regalano quel di più che si cerca da un videiogioco in tema. Il protagonista, You (cioè “Tu”), si risveglia in un misterioso albergo, caduto in una misteriosa oscurità. Avventurandosi nei corridoi della struttura, You si accorge della presenza di creature aberranti che la infestano. Spetterà al protagonista svelare il mistero che incombe in questo raccapricciante quanto fatiscente edificio. Il nostro personaggio è il ritratto di qualcosa di malato, strano. Si presenta con un occhio spento, e una mascherina anti germi in viso. Armato di torcia, ovviamente limitata dalla durata delle batterie, ci accingeremo alla ricerca della verità. Una verità sconcertante, tra dimensione onirica e psicosi. Durante le nostra ricerca, dovremo risolvere enigmi di differente portata e uccidere orribili creature nemiche, senza sprecare le poche munizioni presenti, meglio spesso evitarli nascondendoci nelle nicchie oscure dei lugubri corridoi. Oltre questo non dobbiamo dimenticarci di mangiare per rimanere in forze e di prendere le nostre pastiglie antidepressive capaci di farci vedere cose molto particolari quanto significative. Il titolo ci permette, durante i dialoghi, di dare più risposte diversificate, che possono modificare leggermente le successive scelte. In base alle risposte date, arriveremo quattro finali diversi: è sicuramente bene quindi rigiocarlo più volte per poter esplorare al meglio tutta la fitta trama del videogioco. Anche perchè noterete i cambiamenti, e sopratutto è interessante vedere i comportamenti spiazzanti degli altri abitati dell’edificio che si comportano a tratti come se nulla fosse accaduto rendendo il tutto dannatamente deviante, quanto inquietante.
Lone Survivor, è prodotto da Superflat Games, azienda anglosassone dietro la quale c’è un’unica persona, Jasper Byrne. Un genio, considerando che si è occupato di tutto. Dallo script, alla programmazione totale dei codice. Dalla realizzazione grafica a quella sonora. Un horror che si rispecchi deve basare tutto sulla parte auditiva oltre quella esplicitamente visiva, e Byrne in questo caso ha confezionato qualcosa di incredibile. Il main theme è di rara bellezza, riesce a dare quella drammaticità che ci si aspetta, e durante il game play oltre alle tracce agghiaccianti, rumori snervati e malati ci immergono un un incubo la quale non sarà facile svegliarci. Consiglio vivamente di giocarlo con un paio di cuffie che isolano l’esterno per goderne appieno l’atmosfera. La durata del gioco non va oltre le 5 – 6 ore, ma la sua longevità ci spingerà a rigiocarlo per saperne di più di You, dell’ albergo e dei suo misteriosi personaggi. Il gioco è uscito un anno fa su piattaforme Windows/OSX, facendo molto parlare di se, e riscuotendo un notevole successo di vendite e critica, tanto che recentemente è stata rilasciata una nuovissima versione Director’s Cut per piattaforme Sony in digital delivery con notevoli aggiunte alla storia rendendolo ancora più agghiacciante.
Lone Survivor è l’ esempio lampante di come il mercato indie si sta espandendo in maniera magistrale, regalando perle d’autore. Ogni appassionato ne gioverà, e vedrà con occhio sempre più curioso questo mercato parallelo capace di farci dimenticare produzioni milionarie mirate solo alle casse dei potenti. Non posso far altro che consigliare a tutti di giocare questo fantastico titolo, anche se non amate il genere, solo per gustarvi un innovazione velata da tanti pixel in movimento. L’unica nota sgradevole forse sta nella non localizzazione italiana del gioco, ma il suo inglese base non causerà problemi di rilievo. Quindi zero giustificazione e reperitelo, non ve ne pentirete.
Trailer del gioco.
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MCP

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