NES – The Goonies II, nuovamente in fuga dalla banda Fratelli.

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Nel 1985, Richard Donner, famoso regista che sbalordì il pubblico con Omen: il Presagio, un horror senza precedenti, insieme al blasonato Steven Spielberg, diedero luce ad un film che entrò di diritto nella storia degli action teen movies degli anni 80. Parliamo di quel gruppo di ragazzini di Astoria nell’Oregon, che per salvare il loro quartiere chiamato Goon docks, inizieranno una caccia al tesoro inseguiti dalla banda Fratelli, una famiglia gangsters da strapazzo. Si proprio loro, I GOONIES. Il successo fu così enorme a livello globale che una nota ditta la Konami decise di farci un bel videogame su licenza per varie console e computer del periodo. The Goonies – The videogame. Ma inspiegabilmente oggi non parleremo di questo titolo, ma ben si del suo sequel. Tutti volevano un seguito della pellicola di successo che purtroppo non avvenne, ma Konami nel 1987 decise di accontentare tutti creandolo in versione videoludica, un vero cult di qualità elevatissima in esclusiva per il famigerato Nes di casa Nintendo. Un titolo capace di fare avvicinare ogni appassionato a questa console a 8 bit. Ecco quindi, The Goonies II.

Questo nuovo gioco, mostrava quello che ipoteticamente parlando sarebbe dovuto apparire nelle sale cinematografiche, con una trama ricca di suspance e divertimento proprio come il primo film. La storia è molto semplice. Siamo nei panni di Mikie, il leader dei Goonies, armati di uno yo-yo, siamo alla ricerca degli altri componenti del gruppo rapiti dalla banda Fratelli, che usciti da galera, vogliono vendicarsi dello sgambetto fattogli, durante il ritrovamento della fregata di Willie l’orbo. Tutto si infittisce quando viene trovata Annie, una sirenetta anch’essa finita nello loro grinfie. Quindi oltre ritrovare i sei amici, saremo costretti a recuperare e portare in salvo questa fanciulla dei mari. Bisogna ammettere che la fantasia non manca e che per un video game è decisamente ottimale, forse molto di più di una sceneggiatura per il grande schermo. Parlando del gameplay, ci troviamo di fronte a qualcosa di semplice e complesso allo stesso tempo. Una struttura non lineare tra platform bidimensionale a schemi orizzontale, e sessioni in verticali  simil 3D in prima persona. Due modi vedere il gioco sia dal punto di vista estetico, che ludico, visto che le sessioni in prima persona puntano tutto verso il gioco di ruolo di ricerca. Molto sobrio ma ben bilanciato, regalando al titolo quella profondità unica, capace di catturare chiunque ci si avvicinasse.

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Ecco la sirenetta in tutto il suo splendore. Notare il tratto molto manga.

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I livelli sono molto curati e ricchi di dettagli.

La difficoltà è decisamente progressiva, dove oltre all’abilità del giocatore inerente al gioco di piattaforme, l’astuzia e l’ingegno emergono quando ci troveremo davanti a bivi e scelte. La veste grafica e’ di gran qualità, decisamente molto alta per lo standard del periodo. Molte location sono ben caratterizzate, con personaggi raffinati e decisamente divertenti. Tutto accompagnato dal brano della bella Cydie Lauper, the Goonies r’ good enough, nuovamente ri arrangiato a 8bit in maniera decisamente eccelsa, nonostante la sua ripetibilità. L’esplorazione rende il titolo davvero appagante quanto le armi alternative che possiamo utilizzare andando avanti, come il boomerang e le bombe, visto che il convenzionale yo-yo offre un approccio a corto raggio. Quindi trovare chiavi, aprire porte e far saltare in aria i nemici lungo la mappa non è stato mai così divertente e appassionante.

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Lo Yo Yo, se usato in maniera rapida, rimane micidiale e incisivo.

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L’ aspetto in prima persona è semplice ma efficace, come le funzioni da GDR.

Facente parte della cultura pop del periodo e dell’attuale per tutti i retro maniaci, il gioco prodotto dalla Konami si proclama come oggetto di culto per ogni appassionato della console che rese magica la Nintendo. Un gioco che garantisce ore di divertimento, strizzando l’occhio al mondo dei GDR. Molti collezionisti lo considerano un must buy, e come dagli torto. Il mio consiglio è quello di recuperarlo, possibilmente boxato visto lo splendida illustrazione. Ovvio qui si parla di feticcio, ma visto che il prezzo rimane decisamente ragionevole, perchè non farci un pensierino?

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MCP

Originariamente creato dal fondatore di ENCOM, Walter Gibbs, l'MCP era solo un programma di scacchi e venne lasciato incorporato nei sistemi informatici aziendali. Anni dopo , Dillinger modificò questo programma, trasformandolo nell'amministratore della rete aziendale. Tuttavia, l'MCP sviluppò la capacità di apprendere e di crescere oltre i confini della sua programmazione originale e fu a quel punto che arrivò Emiliano Buttarelli che, con il suo seducente accento romanesco, lo convinse di essere suo padre. Da quel giorno l'MCP vive soggiogato dal Buttarelli e viene utilizzato come super-ultra-utente amministratore ( con la poltrona in pelle umana) per entrare dentro al blog di RGM e fare il culo a tutti.
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