Nel 1984 durante un pranzo di natalizio dai parenti, trovai mio cuginetto esaltatissimo perchè voleva mostrarmi il suo nuovo regalo di Natale, un computer nuovo di zecca, ed io annoiato dalle chiacchiere dell’ infante sovragitato già pensavo di trovarmi di fronte alla solita macchina commodore o sinclair, quindi decisi di accontentarlo e vedere questa sua meraviglia.
Invece mi mostra una macchina chiamata VG-8020 della Philips (in realtà prodotta in giappone dalla Yashica), denominata MSX computer. Ne rimango subito incuriosito e comincio a spippolare con il nuovo accrocchio con l’ aiuto del manuale a corredo.
L’ impressione che mi trasmette è molto positiva, ottimi sia la qualità costruttiva che i materiali utilizzati .
BASIC residente ricco di funzioni, grafica e suono notevoli per le macchine dell’ epoca, ricordo ancora la prova del gioco BOSCONIAN su cassetta, una buonissima realizzazione.
Ma che cosa rappresenta l’ acronimo MSX per quella serie di macchine ?
L’esatto significato dell’abbreviazione “MSX” è ancora motivo di dibattito. Molti credono che stia per “MicroSoft eXtended”, per via del linguaggio di programmazione incorporato (l’MSX BASIC) scritto specificamente da Microsoft per il sistema MSX. In realtà, Kazuhiko Nishi, suo ideatore, dichiarò che MSX sta per “Machines with Software eXchangeability” (macchine con software interscambiabile).
Nishi, all’epoca vice direttore della filiale giapponese di Microsoft e fondatore della società ASCII, concepisce il sistema MSX come il tentativo per creare un singolo standard per la costruzione di computer compatibili da parte di diversi produttori. Molti di questi produttori hardware giapponesi, insieme a Philips e Spectravideo, costruirono e promossero i computer MSX. Qualsiasi software o dispositivo che recasse il logo MSX era compatibile con i prodotti MSX sviluppati da qualsiasi produttore.
Lo standard MSX presentato nel 1982 consisteva principalmente in un insieme di componenti che erano già disponibili per i produttori di computer (niente chip custom, quindi): la CPU principale era uno Zilog Z80 operante alla frequenza di 3,58 MHz; la grafica era fornita dal chip Texas Instruments TMS9918, già usato nel TI-99 (un home computer che non ebbe molta fortuna), con 16 KB di VRAM dedicata; il sonoro era fornito dal General Instruments AY-3-8910, che controllava parzialmente anche le operazioni di Input/output; il controllo delle interfacce di I/O parallelo, come la gestione della tastiera, era affidato ad un Intel 8255 PPI. In realtà, nessuno di questi componenti rappresentava qualcosa di particolarmente avanzato, ma si trattava comunque di specifiche ragionevoli per costruire una buona macchina all’epoca.
Nonostante l’idea alla base di queste specifiche fosse quella di contenere i costi, quasi tutti i computer MSX usavano una tastiera professionale al posto di una più economica tastiera con tasti in gomma, per cui alla fine il costo delle macchine saliva nuovamente. L’uso di questi componenti, insieme all’MSX di Microsoft, rendevano gli MSX dei buoni e competitivi home computer, anche se più cari delle offerte della concorrenza.
L’ MSX conobbe diverse evoluzioni nel corso degli anni: MSX 1 (1983), MSX 2 (1986), MSX 2+ (1988) ed MSX turbo R (1990). Le prime tre erano computer ad 8-bit basati sul microprocessore Z80, mentre l’MSX turbo R, pur mantenendo lo Z80 onde assicurare la compatibilità con i modelli precedenti, gli affiancava una sua evoluzione, l’R800, derivato dallo Zilog Z800. Il turbo R fu introdotto nel 1990 ma non ebbe un grande successo, poiché fu prodotto solo da Panasonic esclusivamente per il mercato giapponese e, soprattutto, non fu molto supportato dalle case produttrici di software. Nel 1995 la produzione di quest’ultimo computer della serie MSX cessò. Complessivamente furono venduti 5 milioni di computer MSX nel mondo.
La maggior parte dei più divertenti e famosi giochi per l’MSX furono scritti dalla software house giapponese Konami, della quale ricordiamo le famose saghe di Metal Gear, Castlevania e Gradius.
Quando lo standard MSX venne annunciato ed un gruppo di grandi aziende giapponesi descrissero i loro piani per introdurre le relative macchine, ci fu un’ondata di panico nell’industria statunitense. Tuttavia, quando le macchine MSX iniziarono ad arrivare nel mercato occidentale (tardo 1984), ormai non erano più competitive: l’IBM aveva introdotto il PC IBM, la Apple aveva rinnovato completamente la propria linea di computer con i suoi Macintosh, mentre la Commodore aveva lanciato da un anno circa il suo Commodore 64 e, nel 1985, avrebbe immesso sul mercato il rivoluzionario Amiga.
Pertanto, l’MSX non divenne mai quello standard internazionale che i suoi creatori avevano sognato, proprio perché non riuscì a prendere piede negli Stati Uniti.
In Giappone ed in Corea del Sud l’MSX divenne il principale home computer degli anni ’80. Ebbe larga diffusione anche in alcuni Paesi europei (specialmente in Olanda, ma anche in Spagna), in Brasile, in Argentina, nei Paesi arabi (ove era venduto col marchio Al-Alamiah) e nell’Unione Sovietica (cloni non ufficiali prodotti dalle fabbriche statali sovietiche).
Curioso é da dire che l’ MSX 1 condivide la maggior parte dell’ Hardware con la console colecovision mentre l’ MSX 2 condivide la maggior parte dell’ hardware con il sega master system, infatti esistono dei sofware che permettono di lanciare le rom di queste console e farle girare nei computer MSX.
Fabio Peroni
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MCP
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[TIPS] Forse non tutti sanno che il TMS9918 è stato anche il chip video (o VDC da Video Display Controller) utilizzato in sistemi quali il ColecoVision, il Memotech MTX, il Sega SG-1000, lo Spectravideo, il Sord M5, il Tatung Einstein, il TI-99/4 ed i suoi cloni. Il Sega Master System, il Sega Game Gear ed il Mega Drive usavano delle versioni modificate del TMS9918 contenenti dei registri aggiuntivi e delle nuove modalità grafiche (il VDC del Mega Drive non supportava le modalità grafiche del TMS9918). Un progetto da parte degli ingegneri della T.I. che ha portato enormi fortune nelle casse in sordina…..
Ce’è anche da dire che la scelta dei componenti principali su cui basare il sistema non era stata fatta a caso. Tutti i componenti oltre ad essere come già detto nella media delle prestazioni, avevano una caratteristica in comune: non erano dei “custom” ed erano reperibili ovunque sia come produzioni originali che come cloni. In questo modo ogni azienda poteva facilmente progettarsi il suo MSX “base” pur avendo l’opportunità di personalizzarlo a seconda del target utente (vedi Yamaha con il suo CX5 o Philips con il suo NMS8280).
Molti pensano che la scelta dei componenti fu puramente per abbassare i costi ma non era così, non soltanto.
Per quanto riguarda il TMS9918 è stato un progetto della Texas Instruments particolarmente all’avanguardia, molto piu di quanto si pensasse. Questo perché era un VDP (che si differenzia dalla VDC per una mappatira di memoria individuale, proprio come il VIC-II del C64) a registri espandibili i quali se aggiunti richiedevano pero’ una maggiore capacità di Video Ram, esattamente come le prime schede video per PC in cui avere 2Mb o 4Mb facevano la differenza.
Un sistema frenato dalla stessa Microsoft in quanto statunitense perché quest’ultima era gia impegnata alla diffusione dei suoi sistemi operativi per gli IBM e compatibili.